La (vera) lezione del fallimento di una startup

Qualche giorno fa Andrea Visconti, CEO di Sinba, ha pubblicato un video che racconta con il linguaggio della fiaba il fallimento della sua startup. Una storia che ha pensato per i suoi figli, per spiegargli un concetto tanto semplice, quanto complesso, come quello del fallimento. In Italia.

Un’uscita di scena da chapeau che mi ha ricordato un po’ la mia con la mia prima startup. Un’uscita di scena che doveva essere celebrata sia per come è stata raccontata, sia per il coraggio che è stato dimostrato nel farlo.

Invece siccome siamo un popolo di poeti e filosofi, nei giorni successivi sono comparse le solite critiche all’italiana che sono culminate con un articolo e una discussione su Facebook con una serie di commenti che ha aperto il Vaso di Pandora con dentro una verità.

La vera verità dietro il fallimento di una startup.

Predichiamo bene, ma razzoliamo male

Sì, perché ci piace citare Steve Blank e gli altri guru delle startup quando dicono che le startup sono in una continua ricerca del proprio modello di business, che non conoscono né il mercato, né i loro clienti. Però davanti a un fallimento diventa un errore imperdonabile non aver trovato clienti.

Viviamo di buone intenzioni

Diamo per scontato che chi lavora in una startup rinunci agli stipendi e addirittura storciamo il naso quando scopriamo che uno dei due founder in attesa di un investimento abbia trovato un lavoro part-time per portare a casa la pagnotta e magari avere anche soldi da investire nella sua startup. Team, team, team. È la ricetta del successo delle startup, è ciò che crea valore nell’azienda. Finché non c’è da darsi almeno un rimborso.

 

In Italia non si chiedono soldi

In Silicon Valley le startup vanno avanti a round milionari per sviluppare tecnologia, figa, non le solite app. Però qua in Italia non dobbiamo cercare investitori, è un peccato mortale, non siamo in Silicon Valley. Qua si investono soldi personali (i VC? e chi sono?) e se vai avanti a cercare capitali stai sbagliando strategia perché senza soldi puoi giustamente fare marketing e trovare clienti.

Il marketing, questo sconosciuto

Per noi le startup competition, i pitch, gli speech sono tutte perdite di tempo. I veri imprenditori stanno nel loro garage sul prodotto, in compagnia dei loro fidi collaboratori. Non partecipano a queste cose. Perché non è vero che sono occasioni di networking (sì, anche per trovare clienti e investitori!), non sono azioni di marketing praticamente a costo zero, non ti permettono di ottenere feedback su quello che stai facendo. Invece nel nostro garage i clienti arrivano a frotte.

Il fallimento siamo noi

Sì, perché la storia è sempre la stessa. Il fallimento ti etichetta, ti demonizza, ti mette alla berlina perché hai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce. E il mio augurio invece è sempre lo stesso: che ci siano più coraggiosi e intrepidi marinai, come nella storia di Andrea Visconti, pronti a raccontare le loro esperienza di fallimento affinché il fallimento di oggi sia il successo di domani.

Scritto da
Damiano Congedo
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