Siamo fuori da Mondiali. Anzi, la Russia non l’abbiamo nemmeno vista con il binocolo. Non accadeva dal 1958 che l’Italia non partecipasse alla fase finale della Coppa del Mondo. Guarda caso quel mondiale fu in Svezia, la stessa che ci ha eliminato ai playoff della settimana scorsa, la stessa che ha ospitato gli Europei del 1992 , la stessa del famoso biscotto degli Europei 2004.
Un totale fallimento del calcio italiano, tanto che si parla di anno zero, di cambiare tutto, a partire dai vertici federali. In questi giorni si sono rincorsi articoli dai danni dai economici derivati dalla mancata qualificazione, alla sconfitta sociale.
Proviamo a cambiare prospettiva: e se considerassimo l’Italia una startup come potremmo analizzare questo fallimento?
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Il team
Il team è l’elemento vincente di una startup, più dell’idea. Lo ripetiamo all’esaurimento. All’Italia sicuramente non manca il talento, ma serviva esperienza internazionale che purtroppo i nostri giocatori non hanno ancora maturato. E sappiamo quanto è importante l’esperienza anche per avere successo con la propria startup.
E non solo, serve affiatamento, serve trovarsi in campo, serve trovarsi sul posto di lavoro. Insigne nel Napoli gioca a memoria con Callejon e Mertens, in Nazionale è stata una sua copia sbiadita. In una startup ci si trova, ci si valorizza a vicenda.
Il pivot
3-4-3, 3-5-2, 4-4-2, 4-3-3 Ventura li ha provati tutti o dall’inizio o a partita in corso. Un continuo cambiamento alla ricerca del modulo che facesse girare i giocatori e la palla. Un continuo pivot alla ricerca del modello di business che possa rendere profittevole la startup. Ma poi le partite di qualificazioni finiscono, e come succede con la cassa per le startup, si fallisce se non si trova un modello di business redditizio.
La leadership
È mancata la leadership di Ventura, il CEO di questa startup chiamata Italia. I litigi con la vecchia guardia, le scelte azzardate con la formazione della partita di ritorno dei playoff mettendo dentro giocatori che non avevano ancora visto il campo, fino alle indiscrezioni che lo hanno voluto pronto a dimettersi dopo la partita d’andata. Un buon CEO non si mette contro il proprio team, lo deve motivare per concretizzare la sua visione. I confronti ci stanno, ma senza creare tensione.
Market-driven
Puoi fare tutte le ipotesi a tavolino che vuoi, ma poi devi lasciarti guidare dal mercato. Market-driven è l’imperativo per una startup. Per la nostra nazionale invece era un Play-driven, era la partita che lanciava i segnali e su quelli adattare il gioco. Ventura non è stato bravo a leggerli e lo si è capito dalla scenetta di De Rossi che invocava l’ingresso di attaccanti. Bisognava vincere, non pareggiare. Se non conosci il mercato, il fallimento è inevitabile.