E chi si sarebbe aspettato che il mio 2018 sarebbe stato così profondamente diverso dall’anno precedente. Eppure c’erano tutti i presupposti per dare continuità a quello su cui stavo lavorando, ma le cose non sempre vanno come le immagini.
Ma andiamo con ordine perché il mio 2018 ha due vite, due semestri e tutto inizia a gennaio. Già perché a gennaio c’è stata la prima decisione che avrebbe cambiato il mio 2018 professionale: dopo due anni e mezzo ho deciso di dimettermi da Clhub.
Dopo una lunga riflessione mi sono ritrovato ad avere una visione completamente differente su come portare avanti l’azienda internamente (team) ed esternamente (rapporto con le startup). Senza la giusta motivazione ho preferito fare un passo indietro e non diventare un peso per l’azienda.
Ma purtroppo questa decisione ha avuto ripercussioni anche sul rapporto con tutte le startup di cui sono socio e che fanno parte anche del portafoglio di investimento di Clhub. Infatti da quel giorno non mi è stato possibile contribuire in alcun modo allo sviluppo aziendale delle startup.
Dimettermi da Clhub è stata l’occasione anche per riprendere in mano un progetto lanciato alla fine del 2017 sul tema delle criptovalute: Cryptofolio, un coin tracker per monitorare l’andamento degli investimenti in criptovalute su tutti i device. Poco dopo il suo lancio nel 2017 avevo ricevuto manifestazione di interesse per un percorso di incubazione in uno dei principali hub italiani, ma non volendo sottrarre nulla all’allora mia attuale posizione lavorativa avevo deciso di declinare.
Nei primi 6 mesi del 2018 ho bussato alle porte di soggetti pubblici e privati per ottenere un primo finanziamento e/o investimento per creare intorno a quel prodotto una startup. Da soli avevamo creato l’MVP che in un paio di mesi aveva registrato circa 400 iscritti, di cui il 53% aveva inserito almeno una transazione e il 29% più di una transazione, per un totale di oltre 1200 transazioni inserite, gestendo i dati in tempo reale da 4 exchange e i prezzi di oltre 1300 criptovalute.
Non male! Ma non è bastato. Complice probabilmente lo sgonfiamento del cripto-entusiasmo, nessuno ha deciso di mettere un cippino. Ma guardiamo al lato positivo della cosa: è stato un modo di riprendere contatti con tante persone che mi hanno apprezzato per la mia professionalità, di conoscerne di nuove e di cimentarmi con attività che avevo abbandonato dopo l’esperienza di APPEATIT.
Non raggiungere questo obiettivo di fundraising, seppur piccolo, ha segnato il passaggio tra i due semestri del 2018, tra le due vite diverse di quest’ultimo anno.
Veniamo quindi alla seconda metà del 2018 dove, grazie al supporto di tante persone che non smetterò mai di ringraziarmi, ho ripreso l’attività di consulente aziendale come libero professionista su ciò che mi piace di più: la strategia digitale.
Ho deciso di mettermi alla prova muovendomi come se fossi io stesso una startup: capire i bisogni del mercato, creare il prodotto da vendere, validare e gettare le basi per scalare. Senza dimenticare di soddisfare le esigenze dei clienti!
Il 2018 è stato quindi anche un anno di esperimenti. Sì, perché tra le tante cose ho ideato un format video chiamato #OneMinuteStartup con cui in un minuto ho raccontato storie di fallimenti, di lanci sul mercato e di successo ponendo l’attenzione sulle lezioni che noi imprenditori digitali possiamo imparare da queste storie. I video hanno collezionato più di 12mila visualizzazioni!
È stato anche l’anno in cui ho unito due mie passioni, le startup e la SEO – l’arte del posizionamento nei motori di ricerca -, per creare un report sullo stato dell’arte delle startup in Sardegna su questo argomento.
E per fortuna non sono mancate le occasioni in cui ho potuto raccontare le mie esperienze. In estate ho preso parte a #intrapreneurs, percorso intraprenditoriale ideato sul modello Qhaosing in Ferrovie dello Stato.
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Inoltre ho preso parte – e non vedevo l’ora – a una FuckUp Nights, il format messicano in cui si raccontano le storie di fallimento imprenditoriale. Sono stato ospite all’Impact Hub di Firenze dove ho raccontato le lezioni che ho imparato dal fallimento di APPEATIT.
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Visto che la passione di fare startup è sempre forte in me, da settembre sono entrato come Direttore Operativo in Income, una startup che dà il 10% di cashback per ogni acquisto nelle attività locali preferite.
E per chiudere mi sono tolto anche una piccola soddisfazione extra-professionale: è stato pubblicato il mio primo racconto “Il carcere dentro“, dedicato a Stefano Cucchi, ospitato nelle pagine del sito della Scuola di scrittura Omero.
Come avevo anticipato è stato un 2018 spaccato in due, che da una parte mi lascia ancora molta amarezza, ma dall’altra mi ha permesso di gettare delle basi solide per fare un passo decisivo nel 2019.
Perché come dice la canzone che ha accompagnato il mio 2018: good things coming in time and life goes on.