Finalmente questa settimana esce the_startup, il film sulla storia imprenditoriale di Matteo Achilli e della sua startup Egomnia. Finalmente sentiamo di nuovo parlare di Egomnia, una startup che ha da sempre fatto parlare di sé.
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Egomnia e Matteo Achilli
Bene, facciamo un passo indietro. Nata nel 2012 Egomnia propone il primo social network italiano per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Parole ufficiali che ho estratto dal comunicato stampa sul lancio della versione internazionale. Matteo Achilli è il CEO, founder, unico socio. Insomma la mente dietro tutta Egomnia e viene insignito di numerosi premi tra cui la medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica Italiana.
A questo aggiungiamo che nel 2015 la rivista Business Insider lo annovera come il terzo under 30 più potente del mondo. Le prime due posizioni erano occupate da Palmer Luckey 2°, il fondatore dell’Oculus Rift, e Evan Spiegel 1°, il fondatore di Snapchat. E ce lo ricorda giustamente lui in un post su Facebook di qualche giorno fa.
E nel 2017 l’annuncio che nessuno si aspettava: è arrivato il film sulla storia di Achilli e di Egomnia. Ah, ovvio, non poteva mancare anche il libro. Mica male per un ragazzo under 30, italiano!
I numeri
Stop, fermiamoci un attimo a riflettere. A distanza di due anni sappiamo tutti benissimo come stanno andando Oculus e Snapchat. Ma Egomnia cosa ha fatto per diventare addirittura una storia di successo per la versione italiana del film The Social Network? In effetti Achilli è stato più volte paragonato dai media lo “Zuckerberg italiano“.
I dati del traffico web sul sito sono di 14,30K negli ultimi 6 mesi. Parliamo dunque di poco più di 2000 visitatori al mese.
Per intenderci LinkedIn che è il primo competitor di Egomnia ne ha macinato 883M nello stesso periodo.
Sul sito mi fermo qui senza entrare nel dettaglio tecnico. Qualche giorno fa Matteo parla ai microfoni di Eta Beta e descrive Egomnia come un’azienda in crescita e che sta dando lavoro a molte persone.
Altro stop, ne siamo sicuri?
Questi sono i dati finanziari di Egomia (ringrazio la comunità di ISS, ma sopratutto i ragazzi di S-Peek), numeri che erano già stati analizzati egregiamente anche l’anno scorso da Alessandro Palmisano.
Guardando l’ultimo bilancio, Egomnia Srl presenta un utile netto di 5.500 euro, un margine operativo lordo di circa 11.000 euro e debiti per 120.000 euro circa. Se poi compariamo con gli altri anni vediamo che l’utile è andato a diminuire e che la società è scalata da 1 a 3 dipendenti (di cui uno è lo stesso Achilli).
In sostanza la baracca si regge pelo, pelo. Strano per un’azienda con un fatturato anche piuttosto più che onesto per una startup. Sì, perché ha fatturato 300K nell’ultimo bilancio. Ma questi numeri rappresentano davvero un caso di successo che può diventare un film, un libro e ispirazione per chi si immergerà in questo racconto senza andare a fondo?
Il dilemma
E da qui nasce il mio dilemma: siamo davanti al più grande caso di fuffa della storia oppure siamo davanti alla più geniale strategia di comunicazione di una startup? In sostanza, questo film s’ha vedere?
Come professionista della comunicazione penso che ci troviamo davanti a un’incredibile strategia comunicativa sia di personal branding su Matteo Achilli, sia di prodotto su Egomnia. Ci sono cascati tutti, lo dimostra la classifica di Business Insider. Lo dimostra le aziende che hanno prodotto il film, il libro e tutto il resto.
Si è venduto un sogno, quello di un imprenditore italiano che ha voluto creare da zero la sua azienda, di avere il prodotto che cambierà il mondo, lo renderà un posto migliore e che ha fatto parlare nel corso degli anni sempre di sé, spesso male (come dimostrano i Google Trends).
Insomma, ammettiamolo, è quello che tutti i CEO delle startup fanno giornalmente e del risultato a cui tutti vorrebbero arrivare in termini di esposizione mediatica per avere un ritorno di vendite del proprio prodotto. Ci stiamo cascando tutti, anche io con questo post!
E quasi in concomitanza dell’uscita del film è stato diramato un comunicato stampa in cui si annuncia la capitalizzazione della società per 1B di euro (sì, hai letto bene: un miliardo), accolta positivamente da investitori internazionali (che però rimangono privati) che posiziona Egomnia tra gli Unicorni. Il tutto con arricchito da una campagna crowdfunding da 100K.
Complimenti all’Ufficio Stampa di Matteo Achilli!
Però c’è l’altra faccia della medaglia. Quella di far credere allo spettatore che Egomnia sia un trionfo di imprenditorialità con il rischio che diventi un modello di riferimento nel giudicare una storia di successo, da una di fallimento. Questo perché lo spettatore non avrà l’interesse di approfondire i numeri che stanno dietro a questa startup. Non l’hanno fatto i media prima, non lo faranno gli spettatori e addirittura non l’ha fatto il regista del film Alessandro D’Alatri, come lui stesso ha dichiarato.
Forse ha ragione Federico Sbandi che dalle pagine de Il Fatto Quotidiano chiude così:
Il suggerimento è dunque quello di recarsi al cinema e gustare la storia di Matteo Achilli per quello che è, ovvero un film di fantascienza. Riaccese le luci in sala, e finiti i popcorn, sarà bene tornare alla realtà consapevoli che, anche stavolta, è stato tutto uno scherzo.
Ma a me non piacciono i film di fantascienza.