Dobbiamo condividere i fallimenti delle startup per far crescere l’ecosistema

Da quando faccio startup sento ripetere che il fallimento è positivo. Fail often, fail fast, fail cheap, è un motto, un mantra che tutti noi seguiamo. La metodologia lean startup abbraccia il fallimento per imparare e migliorarsi.

E sono d’accordo. Fallire è un atto inevitabile.

In Italia però il fallimento assume ancora contorni negativi, dobbiamo lottare per favorire la cultura del fallimento. E l’unico modo possibile è condividere i nostri fallimenti, senza vergogna. La condivisione è anche l’unico modo per far crescere rapidamente il nostro ecosistema, ancora troppo indietro rispetto a quello degli altri Paesi.

Molti progetti sono nati con l’obiettivo di condividere i fallimenti affinché possano essere di ispirazione per gli altri imprenditori o aspiranti tali. Ci sono Autopsy e Collapsed, la prima una directory che raccoglie gli articoli che parlano di fallimenti, la seconda una piattaforma collaborativa in cui si può commentare con le proprie considerazioni sul fallimento di una startup. E poi c’è Fuckup Nights un format di eventi in cui gli imprenditori raccontano la loro storia di fallimento.

Fantastico, ma tutti i contributi sono internazionali, con maggiore concentrazione ovviamente in US. L’Italia è dietro anche in questo: abbiamo dunque paura di raccontare il nostro fallimento? Non vogliamo che le nostre lezioni che abbiamo imparato siano di aiuto per gli altri? Abbiamo bisogno delle storie di fallimento delle startup italiane perché racconterebbero il fare azienda in Italia con le sue specifiche problematiche.

Con la chiusura della mia startup avevo da subito intrapreso la strada di condividere i motivi che stavano o hanno portato al fallimento. Qualche mese prima della chiusura avevo tenuto un intervento al seminario “Professione Startup” a Cagliari sui principali errori commessi dalle startup. In quell’intervento avevo anticipato alcuni motivi per cui APPEATIT stava fallendo.

Nelle ultime settimane anche Jegor Levkovskiy, ex CEO di BeMyGuru, ha raccontato le cause che hanno portato alla chiusura della sua startup e di come questo bagaglio di esperienza gli sia servito per ripartire alla grande con la sua nuova startup ‎Checkout Technologies. Dopo di lui anche Stefano Scotto si è aperto e ha raccontato del suo fallimento con LetsDoEat.

E’ necessario ripartire da qui, da queste testimonianze, per creare una cultura del fallimento e creare una base affinché i fallimenti di oggi possano diventare insegnamenti per i successi di domani.

Mi piacerebbe riuscire a coinvolgere tutti coloro che abbiano una storia da raccontare. Se sei interessato non esitare a contattarmi.

Scritto da
Damiano Congedo
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Damiano Congedo