Quando vuoi fare startup hai un chiodo fisso: cercare gli strumenti finanziari più adatti che supportino lo sviluppo aziendale.
Impari in fretta che ci sono molteplici strumenti finanziari, più o meno allettanti, ma che ognuno porta con sé vantaggi e svantaggi. Dopo aver letto decine di bandi pubblici per startup mi sono reso conto che ci sono delle criticità comuni che mi hanno fatto pensare “ehi, ma questi bandi per startup, siamo sicuri che siano pensati per startup?“.
Provo a spiegarteli.
Finanziamento a rimborso
Le startup non hanno soldi, altrimenti perché i founders si dannerebbero tanto la vita con il fundraising? I bandi pubblici sono finanziamenti a fondo perduto a rimborso con contributo variabile sulle spese (a parte rari casi). Tradotto: prima spendi, poi ti rimborso una % di quanto hai speso. Benissimo, ma questo significa avere una cassa iniziale per le spese che poi dovranno essere rimborsate. Ma abbiamo appena detto che le startup non hanno soldi!
Piano di sviluppo
Fare startup è dinamico, in tutto per tutto. E soprattutto nell’approccio verso il mercato. Ieri vai a letto che stai sviluppando una piattaforma di gaming online, oggi ti svegli che stai realizzando il miglior software di team management del mondo. Ok, ho estremizzato, ma il concetto è quello. I bandi pubblici, spesso e volentieri, ti legano a un piano di spese che non contempla pivoting e farlo significa che nella migliore delle ipotesi il rubinetto del finanziamento viene chiuso (o peggio che devi restituire quanto già erogato).
Legge di stabilità
O meglio, la “legge di stabilità delle operazioni” è quel cavillo burocratico che impone all’azienda finanziata di rimanere operativa nei successivi 3/5 anni dopo aver avuto accesso al finanziamento. Sostanzialmente questa legge dà per scontato che l’azienda a finanziata cresca superando il limite temporale per essere considerata ancora una startup. Ciò significa che è esclusa la possibilità che l’azienda possa chiudere. I bandi pubblici ti negano la possibilità di fallire, ancora in un’accezione negativa del fallimento imprenditoriale.
Compensi amministratori
Va bene, lo so anche io che in passato i bandi pubblici sono stati terreno fertile per i furbacchioni che volevano arricchire se stessi, i cuggini, la moglie e tutti i parenti fino al secondo grado. Ma impedire che gli amministratori di una startup, che sono le figure che generalmente si fanno un mazzo 18 ore al giorno, anche nel week-end, possano avere una gratificazione economica del proprio lavoro, è assurdo. Esistono situazioni in cui prima di poter fatturare sono necessari lunghi periodi di sviluppo e testing. Avete mai provato a lavorare per due anni senza mettervi un soldo in tasca? Inconsciamente questa è un’ammissione di incapacità di distinguere un team professionista da uno malandrino.
Tempi di risposta
Non vale per tutti, ma in molti casi tra la preparazione della (mazzosa) documentazione e l’accettazione dell’erogazione del finanziamento i tempi sono letteralmente biblici. Questo rappresenta un grave problema per le aziende già avviate che richiedono i finanziamenti per alcuni dei motivi citati anche in precedenza. Se sono vincolato a un piano di sviluppo e la risposta arriva dopo mesi, probabilmente quel piano di sviluppo anche con le poche risorse che ho a disposizione sto provando a portarlo avanti. Di conseguenza è come se fosse diverso da quello inviato all’ente. E se ho fatto pivot (anche solo della strategia di acquisizione clienti), mi tocca ricominciare da zero tutta la trafila?
Accedere ai finanziamenti pubblici non è di per sé difficile, ma bisogna porre consapevolezza su questi contro elencati. Ci sono situazioni in cui, se il business è ancora immaturo (nel senso che necessita di validarsi sul mercato), non sono sicuramente lo strumento finanziario adatto. In altri casi, con un modello di business maturo, che fattura, potrebbe essere un’ottima iniezione di capitali per sviluppare progetti non core.
Sei ancora sicuro che i finanziamenti pubblici siano lo strumento finanziario di cui ha bisogno la tua startup?