Il 18 luglio la Regione Sardegna ha lanciato il suo spot “Sardegna, sicuri di sognare”. Un video promozionale per incoraggiare il turismo nell’Isola segnato negativamente dal Covid-19.
Uno spot destinato a essere trasmesso sulle reti Mediaset, distribuito – guarda un po’ – da Publitalia ’80, la concessionaria pubblicitaria dello stesso gruppo Mediaset.
Questa iniziativa ha fatto parecchio parlare in questo ultimo mese, sia da un punto di vista politico, che non è interessante in questa sede, sia sulla strategia di comunicazione dello spot.
Facciamo un passo indietro e portiamo le lancette a esattamente un anno fa. È il 3 luglio 2019 quando l’Assessore Chessa decide di investire 1,2 milioni di euro per una campagna marketing sui periodici cartacei nazionali.
Anche in quel caso noi addetti ai lavori abbiamo storto il naso: un’uscita a luglio per la stagione turistica? e per di più solo su canali tradizionali?
Ma in quel caso la Giunta aveva un buon alibi: si era da poco insediata (ricordate tutta la vicenda?) e – effettivamente – l’Assessorato aveva avuto poco tempo per programmare una strategia adeguata.
Eppure anche a distanza di un anno, siamo davanti a un altro errore di programmazione strategica, nonostante il Covid-19 che ha sicuramente destabilizzato i piani personali e professionali di tutti.
Proviamo a fare chiarezza e a vedere assieme i 3 motivi per cui lo spot della Regione Sardegna non funziona con un bonus speciale: un gradito intervento di Lorenzo Saliu, Amministratore della SED+, agenzia pubblicitaria con animosità sarda e pluripremiata a livello internazionale.
Il canale
Davanti a delle opportunità incredibili offerte dal digitale, la Regione Sardegna persegue ostinatamente la scelta dei canali tradizionali (nel 2019 i periodi cartacei, ora la TV).
Lo scenario è cambiato, ma in Sardegna forse ci piace considerarci isolati dando l’idea di non essere al passo coi tempi, con le evoluzioni della comunicazione.
Giusto per rendere l’idea, con lo stesso investimento da 1,2 milioni del 2019 si sarebbe raggiunta più e più volte tutta la popolazione italiana iscritta su Facebook (circa 35 milioni) con una campagna pubblicitaria sul social in blu.
Il target
Se però la TV è stato considerata scientemente come il canale migliore su cui fare marketing, allora c’è un problema di confusione del target.
Tralasciando che il video non è chiaro a che tipo di turista si rivolga, scegliendo la TV e Mediaset nello specifico, la Regione ha deciso di farsi vedere da un target ben preciso: quello delle fasce d’età avanzate, perché sono quelle che ancora passano il tempo davanti alla cara vecchia TV commerciale.
Quindi tanti saluti ai giovani che, nonostante la pandemia, non hanno di certo rinunciato alle vacanze Covid-free in giro per il Mediterraneo.
Proposta commerciale
Il Covid-19 ha cambiato decisamente la nostra vita e ha modificato le nostre abitudini. Una di questa è sicuramente quando godersi le vacanze o le ferie.
Allora la proposta commerciale dello spot si sarebbe potuta concentrare nel far scoprire la Sardegna come meta non solo estiva, nel senso dell’alta stagione, ma anche per una vacanza nei mesi solitamente poco sfruttati per il turismo come settembre e ottobre.
Un’idea che avrebbe potuto stuzzicare tutti quei lavoratori che per forza di cose in estate non possono andare in vacanza, visto che hanno appena ripreso a lavorare dopo il lockdown.
Ed ecco a voi l’autorevole parere di Lorenzo Saliu sullo spot della Regione Sardegna.
Il problema dello spot pubblicitario della Sardegna è che non è uno spot pubblicitario.
Mi spiego meglio. Si tratta di montaggio di una serie di filmati slegati tra loro sia dal punto narrativo che dal punto di vista della fotografia che non è accettabile per un prodotto istituzionale.
Basta questo a dire che non è uno spot? In effetti sì ma c’è l’aggravante.
Alla base di un messaggio pubblicitario deve esserci la promessa possibilmente sostenuta da uno slogan forte. In questo caso la promessa è la ragione per la quale un turista dovrebbe scegliere la Sardegna come meta per le proprie vacanze.
Lo slogan “sicuri di sognare” ovviamente non è una promessa pubblicitaria perché non spiega nulla.
L’escamotage di inserire la parola “sicurezza” nei vari messaggi pubblicitari è stata utilizzata in tutta la comunicazione di basso livello, per intenderci quella dei famosi cuGGini.
Al primo contagio, tutte i materiali di comunicazione preparati sono diventati obsoleti e di fatto inutilizzabili a patto di non diventare ridicoli.
Chiudo dicendo che uno spot televisivo meriterebbe almeno uno speaker. La gente durante la pubblicità è distratta, sentire la parola Sardegna, magari all’inizio dello spot e poi alla fine, potrebbe svegliare qualcuno dal torpore indotto dall’ennesima replica delle avventure di Distretto di Polizia.
Se si pensa poi che tra quelle immagini c’è materiale di videomaker che non sono stati ne menzionati ne tanto meno indennizzati, la storia prende una piega abbastanza vergognosa, immagini recuperate da altri video senza liberatoria dall’autore.
Ciao Sandro, grazie del commento. Questa ci mancava! A dimostrazione dell’amatorialità di questo prodotto.
La campagna con i giocatori della Dinamo che sta girando sulle testate web mi sembra sia molto piu’ bella. https://www.youtg.net/canali/turismo/sardinia-is-different
Ciao Giovanni, grazie per il link. Ammetto che non conoscevo questa iniziativa della Dinamo e concordo con te. Molto più azzeccato del video istituzionale!
Credo ci sia un errore di fondo nella vostra analisi, la linea narrativa è basata su un sogno. Il bambino chiude gli occhi e vede sequenze bellissime che non devono essere per forza collegate l una all altra. L immagine del bambino fa da cornice e il marchio Sardegna è posto ben in evidenza. Se ci pensate, i sogni non sono razionali, non dovete trovare un filo logico. Le immagini sono bellissime perché reali e mai artefatte, la vostra analisi piena di scherno gratuito è nonsense perché non avete nemmeno capito la ratio del racconto.
Ciao Chiara, ti ringrazio del commento. Dell’intero articolo ti sei concentrata sul passaggio della sequenza delle immagini, probabilmente l’unico in cui si parla dello storytelling dello spot che – giustamente – ognuno può interpretare soggettivamente (e se la maggioranza non coglie la tua visione, qualche domanda me la farei).
Vorrei piuttosto invitarti a rileggere l’articolo perché ci concentriamo su aspetti ben più interessanti del mero storytelling, visto che parliamo anche di strategia (canale, target e proposta commerciale). Non è detto che possiamo essere d’accordo, ma il focus per me sta lì.
In ultimo, questo articolo non nasce per schernire nessuno. Vuole essere un invito alla discussione e alla riflessione. Immagino che chi ha concepito e realizzato lo spot abbia le spalle larga per accettare anche delle critiche, se queste vengono motivate come abbiamo fatto noi.
Ho lavorato a suo tempo per la pubblicità, fare uno spot non è un giochino da bambini. Si devono avere chiari i principi che deve essere breve, conciso, incisivo e si deve sapere a chi è destinato. Se questi concetti non sono chiari, è meglio cambiare lavoro.
Ciao Paolo, grazie del commento. Purtroppo hai ragione, è stata un’occasione persa. Ma l’augurio è che il prossimo spot sia migliore di questo.
Un’analisi a tratti esilarante per il pressappochismo e la sterile voglia di polemizzare e affermare se stessi. Esilarante in particolare nel presentare un perfetto sconosciuto nell’ambito della comunicazione che conta – uno dei tanti – come il Gavino Sanna, il Lorenza Marini, il Piero Vigorelli, il Giuseppe Mazza de noantri. Senza offesa per nessuno, ma le agenzie pluripremiate sono altre non quelle che vincono stelline commerciali assegnate perché si partecipa pagando ogni anno una quota di partecipazione a lavoro in concorso. Per un’agenzia di comunicazione seria quando si parla di premi ci si riferisce a questo: https://www.canneslions.com per stare in Europa, o al concorso dell’ADCI, il resto è fuffa da somministrare a clienti come dinosauri: estinti, perché morti culturalmente. Abbiate rispetto di chi legge, non trattate il lettore come l’ultimo degli ignoranti, perché anche tra i molti che non sanno ci sono alcuni, pochi, che conoscono bene i meccanismi che regolano il mondo delle pubblicità. Un’agenzia degna di nota in Sardegna per l’ottimo lavoro fatto sul brand Nieddittas è quella di Gianni Giugnini, altre realtà ci sono ma non spiccano certamente per l’eccelsa qualità creativa prodotta negli ultimi cinque anni. E’ tutto abbastanza contenuto nel range della normalità. Sterile onanismo pubblico a parte.
Ciao Brando, dici bene citando la Giugnini Associati che conosco benissimo in quanto ci collaboro assiduamente da più di due anni.
Per il resto rimane una tua opinione ed è un piacere ospitarla su questa pagina.
Sarebbe stato certamente meglio se ti fossi firmato visto che hai denigrato il mio ospite che ci ha messo la faccia.
Grazie per aver postato la mia critica, Damiano. Non era scontato che avvenisse. Complimenti per l’onestà.
Il mio intento non era certamente quello di denigrare il tuo ospite; avrei scritto le stesse cose di chiunque altro fosse stato presentato in quel modo (dannosamente) pomposo. Se ho scritto qualcosa di non corrispondente alla realtà dei fatti sono pronto a porgere le mie scuse. Dopo trent’anni di advertising è irritante leggere una marchetta spacciata per articolo di analisi specialistica. Sarebbe stato più limpido presentare direttamente l’ospite senza troppi salamelecchi e mantenersi asciutti e aderenti alle sue skills. Anzi, io ti suggerirei di cambiare taglio, ne va della tua credibilità personale, oltre quella del tuo ottimo sito. Saluti.
Buon lavoro.
Ciao, nuovamente Brando. Non mi sarei mai permesso di censurare un commento soprattutto se scritto educatamente e su cui ci si può costruire un sano dibattito.
Tengo a precisare una cosa: questo articolo non è una markettata. Io e Lorenzo ci conosciamo dal 2005, abbiamo studiato assieme, ci confrontiamo spesso su tematiche di comunicazione e digitale.
Non è la prima volta che “ospito” qualcuno nei miei post, per questo argomento ho reputato che un suo intervento potesse dare una visione aggiuntiva alla mia.
Ti posso assicurare una cosa: in 10 anni che scrivo su questo blog non ho mai fatto una markettata e mai la farò. Mai messo un banner, mai venduto in link.
Metto ogni tanto i link Amazon di referral, ma solo per i libri che ho realmente letto e per cui mi sento di fare una recensione 😉
Le immagini che ho visto,totale delusione.Ne ho visto molto ma molto più belle. Non dice niente della Sardegna. La sardegna sono i pastori nei loro ovili,i turisti amano andare per grotte, vedere nuraghi ,domus de janas. Pastori che fanno il formaggio, donne che lavorano la psta ,e dalle loro mani viene fuori quel miracolo del pane carasau,unico al mondo. Spiagge da sogno ,non ne ho visto,sono rimaste un sogno che nessuno potrà vedere. Poi perchè viene fuori sempre Mediaset? Non ci hanno rubato abbastanza soldi? regaliamogliene ancora.Delusione totale.
Ciao Paola, grazie per il commento. Quelli che tu elenchi sono anche un po’ il racconto “facile” della Sardegna, dovremmo imparare a osare di più e raccontare quello che c’è di meraviglioso, ma che non sia solo quello che viene usato come cartolina turistica.
Altrimenti il rischio è di avere uno spot come quello dell’Ichnusa che ai sardi piace tanto, ma che ci racconta in modo stereotipato. Ed è lo stesso racconto che ci tocca nell’orgoglio quando ci stuzzicano.